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al testo di Antonio Zifaro
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Appena finita la scuola, nelle lunghe e assolate giornate di giugno, inforcavo la mia bicicletta e mi lanciavo all’avventura per i campi di grano e di girasoli che si stendevano appena fuori città, oltre i viali e i palazzoni di periferia che con la loro aria underground avevano già il sapore aspro della libertà. Negli anni successivi la città è cresciuta, sono sorte nuove piazze di asfalto, ho cominciato a lavorare e a trascorrere i pomeriggi nelle correnti d’aria condizionata degli uffici e così di quei campi assolati ho perso memoria. Finché all’improvviso le macchine si sono fermate e alla tv hanno detto che bisognava restare a casa per una pandemia. Sono trascorsi giorni e poi settimane e nel dilatarsi del tempo ho riscoperto la luce limpida del mattino che sale per tutta la casa portando la sua freschezza. Mi sono poi divertito ad aspettare l’abbraccio di miele del pomeriggio fino al cadere della sera. Adesso che possiamo finalmente uscire, inforcherò di nuovo la mia bici e andrò a cercare quei campi assolati di grano e di girasoli e con il vento negli occhi riscoprirò il sapore della libertà e dell’estate.
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